La dimensione lirica di Antonio de Curtis
Marco Francini canta Totò
Quando meno te lo aspetti, ti ritrovi ad avviare considerazioni innovative su questioni apparentemente consolidate e incasellate.
A me è accaduto su una certezza radicata sin da piccola: il mio amore per Toto' così appellato da tutti, con rispetto affettuoso, come fosse un caro ed irrinunciabile amico.
Fino a qualche giorno fa, me ne ero fatta un quadro abbastanza delineato secondo il quale Antonio de Curtis sia da ritenere attore di geniale comicità, spessore culturale ed umano impareggiabili.
Mai considerata la maschera, ma soprattutto l'artista dai sentimenti, impressioni e suggestioni declinate nei mille rivoli creativi, dalla contemporaneità disarmante: dagli albori dell'avanspettacolo alla tragicità del finale nelle interpretazioni pasoliniane.
Pensavo quindi di averne individuato -almeno in parte- alcuni aspetti biografici ed istanze creative.
L'anteprima a Napoli
L'occasione illuminante (potrei così definirla) è stata la presentazione a Napoli del volume, che comprende tutti i testi delle canzoni scritte dal grande Totò e tutte le sue poesie, inclusi 5 inediti assoluti, dal titolo "Antonio de Curtis, il principe poeta" (Colonnese Editore, 2018 - con prefazione di Vincenzo Mollica) raccolti e curati dalla nipote di Totò, Elena Anticoli de Curtis e da Virginia Falconetti.
Si può dire si sia trattato di un assaggio, di quello che è il viaggio interiore -per quanti si addentreranno nella lettura della preziosa raccolta- tra le vicende dell'anima e del cuore di un grande uomo, che Michelangelo Iossa ha guidato mentre il Marco Francini Duo (Marco Francini ed Edo Puccini) ne ha esaltato la musicalità eseguendo dal vivo alcune canzoni.
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