Marco Francini vola con Domenico Modugno verso la vita

da: il mondo di suk

Finalmente la musica, finalmente la coralità interpretativa, finalmente il tessuto connettivo tra titolo, parole e musica che distingue uno spettacolo da una mmescafrancesca, finalmente il Teatro.

 

Il Teatro, quel fenomeno-epifania dove la lotta tra platea e palcoscenico, mascherata da voglia di dare e voglia di ricevere, si evolve nella levitazione di sensi che crea tra i due spazi un ponte di emozioni e sollecitazioni reciproche nel nome della bellezza, o si involve lasciando sul tappeto l’agnello sacrificale: la performance e i suoi interpreti.
La settimana scorsa, al Teatro Bolivar di Napoli, il ponte si è arcuato tra platea e palcoscenico con una vivida, immediata intesa, passata dalla complicità all’emozione e poi alla resa incondizionata del pubblico agli assalti degli agguerritissimi musicisti, ensemble da camera di esemplare finezza e profondità interpretativa: punto di riferimento Marco Francini, lo strepitoso interprete di Mister Volare, spettacolo dedicato all’intramontabile Domenico Modugno giunto al suo settimo anno di tournèe Ognuno di questi musicisti, da Mauro Spenillo a Roberto Giangrande a Edo Puccini a Agostino Mennella a Michelangelo Iossa a Marco Gesualdi ha una sua storia di studio e di ricerca, di specializzazioni e di scelte che ne hanno formato lo stile.
Capitano coraggioso di questa ardita navicella di piloti, Marco Francini vola non solo in occasione di questo spettacolo, ma nella sua ordinaria, e genialmente folle, attività d’artista sagacemente duttile e poliforme, musicista-cantante-attore da chiesa e da caserma, da canzone e da opera, da scugnizzo e da cantore innamorato di un’ideale serenata, pluripremiato a Festival e a manifestazioni nazionali e internazionali.
Tra l’altro, Marco Francini porta a spasso per l’Italia le canzoni del suo Salotto, di autori quali Carosone, Daniele, Bennato, Gill e le fa incontrare con quelle della scuola bolognese, da Dalla a Morandi a Luca Carboni: un fenomeno migratorio dell’arte di lunga tradizione, da quello della scuola poetica siciliana di Federico II che risale la penisola e va a fondersi con quella toscana, dando poi luogo a una delle espressioni più alte della composizione poetica: il dolce stil novo.

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