The Bank incendia il Teatro Bolivar di Napoli

Metti sei amici di lunga data, un campionario di chitarre acustiche e elettriche, batteria, percussioni, tastiere, un sax soprano e una lap steel guitar e il Teatro Bolivar di Napoli si incendia in una serata che registra il sold out.

E’ la prima esibizione di The Bank,  band messa insieme da Marco Francini (voce, chitarra acustica e voce narrante) Massimo Curcio (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica e percussioni,  Marco Pierno (voce, tastiera, lap steel guitar), Roberto Trenca (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica),  Marco Di Palo (voce, basso),  Carlo Di Gennaro (batteria) con l’ospite d’eccezione : Riccardo Veno (voce, chitarra, sax) e Gino Aveta, autore Rai, presentatore della serata.

A colloquio con Marco Francini  scopriamo che The Bank come tutte le cose vere e spontanee nasce per gioco, chiacchierando con gli amici, ritrovati dopo anni, si comincia a suonare i brani proposti in questo primo concerto tenutosi ieri, sabato 24 febbraio al Teatro Bolivar di Napoli.

Perché proprio la country music della west coast californiana? Chiediamo a Marco Francini.
“Perché, intanto, negli anni ‘70 eravamo tutti adolescenti e questa musica, dopo il rock n’ roll che aveva acceso l’interesse dei nostri fratelli e cugini maggiori dalla metà degli anni ’50, e nei primi anni  ’60, la country music, arrivava a noi come un sound nuovo, dalla lontanissima California che rappresentava un sogno per quelle generazioni, come cantavano in California Dreamin’ i Mama&Papas. E poi c’è un altro ingrediente che unisce la nostra formazione: l’ amicizia vera di sei ragazzi già un po’ cresciuti e la condivisione degli ideali che tutti avevamo in quegli anni. La libertà, l’amore, la pace, il desiderio di viaggiare, i romanzi di Jack Kerouac che riportava tutti On The Road, su quella strada dove potevi fare uno e mille incontri e si credeva nella fratellanza, nello spirito di unione”.
Perché il nome The Bank ?
“Perché come una banca vogliamo conservare il patrimonio di questo genere musicale e come una preziosa eredità trasferirla alle nuove generazioni.”

In questa serata si inserisce, infatti, un’ iniziativa voluta proprio da Marco Francini con i biglietti omaggio per gli Under 25 che, alla fine del concerto, salgono sul palcoscenico e condividono le proprie emozioni, le impressioni che questo genere musicale gli ha trasmesso.

Una ragazza confessa al suo papà: questa musica mi fa capire che voi nell’amore ci credevate sul serio. Chi confessa di essere rimasto folgorato da tanto entusiasmo, da tanta energia, da tanta carica emotiva. Chi resta colpito da parole come fratellanza, amore, cultura e costruttività.
Ettore de Lorenzo, promotore del gruppo Facebook Boomer Revolution accompagna questi giovani sul palcoscenico e invita tutti a guidarli  in questi tempi difficili, fornendogli l’esempio dei ragazzi degli anni ’70, quando, uniti, si poteva dare forza a un’idea, un’idea di un futuro e di un mondo migliore; “…perché se anche i giovani smettono di sognare e di progettare il loro futuro, si spegne ogni piccola speranza e questo non possiamo permettercelo” afferma.
La scaletta si snocciola con un successo dietro l’altro della country music dell’ American west coast.

The Bank fa rivivere le indimenticabili atmosfere create dagli  America (A Horse With No Name), Eagles (Tequila Sunrise), Crosby, Stills, Nash & Young (Almost Cut My Hair, Teach Your Children), James Taylor (You’ve Got a Friend), Creedence Clear Water (Have You Ever Seen The Rain), di Harry Nilsson con una splendida versione di Everybody’s Talking, colonna sonora del capolavoro cinematografico Un Uomo da Marciapiede, e ancora Jackson Brown (Running On Empty), Simon&Garfunkel (Mrs. Robinson, The Boxer e The Sound of Silence), Steve Miller Band (Jet Airliner) e Bob Dylan (Knockin’ on Heaven’s Door) e dal pubblico arrivano altre richieste, ma per Ventura Highway bisogna attendere che il gruppo concordi di inserirla nella prossima esibizione.

Perché una certezza questo concerto l’ha lasciata. Quella di iniziare un tour che possa diffondere l’eredità musicale imperdibile degli anni ’70, una memoria  importantissima per la storia e le generazioni passate e presenti.

Grazie The Bank !
 lsdmagazine.com

 
 
 
 
 

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